RICORDI SALESIANI CON PAPA FRANCESCO 

«Voi salesiani siete fortunati perché il vostro fondatore, Don Bosco, non era un santo dalla faccia da “venerdì santo”, triste, musone… Ma piuttosto da “domenica di Pasqua”. Era sempre gioioso, accogliente, nonostante le mille fatiche e le difficoltà che lo assediavano quotidianamente. Come scrivono nelle Memorie biografiche, “il suo volto raggiante di gioia manifestava, come sempre, la propria contentezza nel trovarsi tra i suoi figli“. Non a caso per lui la santità consisteva nello stare “molto allegri”.

Lo scrive Papa Francesco nella prefazione intitolata “Cari salesiani” del volume curato dal salesiamo Antonio Carriero intitolato “Evangelii gaudium con don Bosco”, in cui si riprende in chiave educativa e pastorale il messaggio dell’Esortazione apostolica del pontefice.

 

I                                                         RICORDI SALESIANI DI PAPA FRANCESCO(PARTE PRIMA)

Quel collegio frequentato a tredici anni

Il 20 ottobre 1990 Jorge Mario Bergoglio scrive da Córdoba una lunga lettera al salesiano Cayetano Bruno, lo storico della Chiesa in Argentina, per ricordare Enrique Pozzoli, il salesiano amico di famiglia che lo aveva battezzato il 25 dicembre 1936 e aveva seguito il suo cammino spirituale. Terminate quelle sei pagine dattiloscritte (pubblicate dall’Osservatore Romano nel numero del 23-24 dicembre 2013), Bergoglio aggiunge altre cinque cartelle dove raccoglie alcuni «ricordi salesiani», in particolare quelli relativi al 1949, anno in cui, tredicenne, aveva frequentato il Colegio Wilfrid Barón de los Santos Ángeles a Ramos Mejía, nel Gran Buenos Aires. Bergoglio, ricordando con gratitudine la spiritualità dei salesiani, rievoca con vivace lucidità l’educazione ricevuta nel loro collegio. Un’educazione che configurava una vera e propria «cultura cattolica» e che lo preparò «per la vita». Il testo, conservato nell’archivio storico salesiano di Buenos Aires……

Ecco alcuni passaggi.

- Non è strano che parli con affetto dei Salesiani, perché la mia famiglia si alimentò spiritualmente dei Salesiani di San Carlos. Da bambino imparai ad andare alla processione di Maria Ausiliatrice, e anche a quella di Sant’Antonio della Calle México. Quando stavo a casa di mia nonna andavo all’Oratorio di San Francesco di Sales

- Ci avevano insegnato a chiedere “la benedizione di Maria Ausiliatrice” ogni volta che ci congedavamo da un Salesiano.

- Ma l’esperienza più forte con i Salesiani fu nell’anno 1949, quando frequentai come interno il sesto grado nel Collegio Wilfrid Barón de los Santos Ángeles, a Ramos Mejía-

-La vita di Collegio era un “tutto”. Ci si immergeva in una trama di vita, preparata in modo che non ci fosse tempo ozioso. Il giorno passava come una freccia senza che uno avesse il tempo di annoiarsi. Io mi sentivo sommerso in un mondo che, sebbene preparato “artificialmente” (con risorse pedagogiche), non aveva nulla di artificiale. La cosa più naturale era andare a Messa la mattina, come fare colazione, studiare, andare a lezione, giocare durante la ricreazione, ascoltare la “Buonanotte” del P. Direttore. A ognuno si facevano vivere diversi aspetti assemblati della vita, e questo creò in me una coscienza: coscienza non solo morale ma anche una specie di coscienza umana (sociale, ludica, artistica, ecc.). Detto in modo diverso: il Collegio creava, attraverso il risvegliarsi della coscienza nella verità delle cose, una cultura cattolica che non era per nulla “bigotta” o “disorientata”. Lo studio, i valori sociali di convivenza, i riferimenti sociali ai più bisognosi (ricordo di aver imparato lì a privarmi di alcune cose per darle a persone più povere di me), lo sport, la competenza, la pietà... tutto era reale, e tutto formava abitudini che, nel loro insieme, plasmavano un modo di essere culturale. Si viveva in questo mondo, aperto però alla trascendenza dell’altro mondo. Mi risultò molto facile, poi nella scuola secondaria, fare il “trasferimento” (in senso psico-pedagogico) ad altre realtà. E questo semplicemente perché le realtà vissute nel Collegio le avevo vissute bene; senza distorsioni, con realismo, con senso di responsabilità e orizzonte di trascendenza. Questa cultura cattolica è — a mio avviso — il meglio che ho ricevuto a Ramos Mejía.,,,

-….merita una speciale menzione la devozione alla Santissima Vergine. A me la impressero a fuoco... e, per quel che ricordo, anche ai miei compagni. E il ricorso a Nostra Signora è fondamentale per la vita. Va dalla consapevolezza di avere una Madre in cielo che si prende cura di me alla recita delle tre Avemaria, o del Rosario. Ma la Vergine è rimasta, e non è potuta andar via, dal nostro cuore. Ci inculcavano anche, e rimaneva impresso, rispetto e amore per il Papa…..

-Come affrontavano le crisi i nostri educatori? Ci facevano sentire che potevamo fidarci, che ci volevano bene; sapevano ascoltare, ci davano buoni consigli, opportuni... e ci difendevano tanto dalla ribellione come dalla malinconia.

-Non vorrei cadere nella psicologia dell’ex-alunno, un atteggiamento nostalgico, proustiano, dove la memoria seleziona parti rosa della vita e nega gli aspetti più limitati o carenti. Nel Collegio c’erano mancanze, ma la struttura educativa non era manchevole. Per questo — con gli anni — resta la solidità di questa educazione, e questa solidità che resta è positiva. È quanto ho appena descritto nei paragrafi precedenti. C’erano cose nel 1949 che non sono attuabili nel 1990... ma sono convinto che il patrimonio culturale salesiano del 1949, questo patrimonio pedagogico, è capace di creare nei suoi alunni una cultura cattolica anche nel 1990, come fu capace di crearla nel 1930.

https://bollettinosalesiano.it/archivio/2013

https://www.donboscoland.it/

Tutte le reazioni:

4Valerio Martorana, Roro Sin e altri 2

 

                                                     Ricordi Salesiani di papa Francesco(parte seconda)

Racconta papa Francesco.

"I miei genitori si conobbero a Messa nel 1934 all'oratorio Salesiano di Sant'Antonio nel quartiere di Almagro a Buenos Aires"

Nello stesso quartiere, la parrocchia "San Carlos" e Basilica di Maria Ausiliatrice, a Buenos Aires……. il battistero dove il giorno di Natale del 1936 fu battezzato Jorge Mario Bergoglio.
"Qui si può dire che è nato alla fede", afferma il parroco della basilica, il sacerdote salesiano José Repovz. Lo stesso cardinale è venuto qui spesso. Anche poco prima di partire per il conclave. Nella ricorrenza del settantesimo del suo Battesimo, fu collocato in chiesa un quadro con la copia del suo atto di Battesimo. Vi si può leggere che Jorge Mario, figlio di Mario Bergoglio e Regina Sivori, fu battezzato dal padre salesiano Enrique Pozzoli, che in seguito divenne il suo direttore spirituale

Don Bosco in persona aveva benedetto l'immagine dell'Ausiliatrice della parrocchia, di qui la devozione particolare di Jorge per la Madonna di don Bosco, per cui non ha mai mancato di presiedere la celebrazione della festa patronale, ogni 24 maggio.
Non era l'unico appuntamento con l'Ausiliatrice. Ogni tanto, monsignor Bergoglio faceva una scappata nella Basilica in metropolitana o in bus per farsi una chiacchierata con la Madonna.
Racconta don Repovz che il cardinale appariva nelle ore non frequentate dai fedeli, saliva nella cappella in alto di questa imponente e magnifica chiesa, si inginocchiava in un banco nascosto da un pilastro e lì, ai piedi della statua benedetta da don Bosco, pregava a lungo.

«Ha un affetto speciale per l'Ausiliatrice»

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